Cari Fratelli e sorelle, guardatevi attorno e chiedetevi: da chi vorrei andare per farmi fare una preghiera di guarigione? Qui dentro questa stanza non ci sono guaritori, non ci sono persone speciali, e allora?
Io voglio farvi una confidenza: io non me la sento di pregare su di voi né su nessun altro. Non sentite anche voi così? che c’è qualcun altro che è adatto più di voi a pregare sui fratelli. Quando si tratta di pregare sulle persone c’è tutta una parte di noi che si rifiuta di farlo. Bisogna fare violenza su se stessi quando qualcuno chiede di pregare su di lui. Infatti c’è una parte di noi che afferma che prima di pregare su altri, noi dobbiamo essere santi. Una voce dentro di noi dice, no, tu non puoi fare la preghiera di guarigione perché non sei buono abbastanza, se sapessero chi sei veramente non te lo chiederebbero. Oppure la voce dentro di noi ci dice che non bastano due minuti per fare quella preghiera di guarigione, ci vorrebbero due ore, o due giorni, o due anni…allora troviamo la scusa che abbiamo da fare o fretta.
Invece noi dobbiamo ascoltare cosa ci dice Gesù il quale dice che tutti noi possiamo pregare su qualcun altro; che tutti noi abbiamo la capacità di stendere una mano e pregare sul fratello, e che non è necessario che siamo santi perché non siamo noi che operiamo nessuna guarigione, ma è Lui. Osservate bene chi chiamò Gesù intorno a sé, chi chiamò per mandare a guarire i malati e ad insegnare agli altri come guarire: chiamò i dodici apostoli, non ne scelse uno perché era santo.
Se scorrete attentamente la Scrittura non troverete una sola frase in cui Gesù. parlando ai dodici, affermi che essi sono santi o perfetti. Anzi, scelse uno che lo tradì, un altro che lo rinnegò, un altro che dovette mettere la sua mano nella piaga del costato altrimenti non avrebbe creduto. Il loro capo era uno che negò perfino di averlo conosciuto. Quando Gesù aveva più bisogno di loro, essi si addormentarono, e ai piedi della croce ce n’era rimasto soltanto uno con Maria. Gli altri se ne stavano tappati in casa perfino dopo la Resurrezione.
A ben guardare sembra che Gesù avesse cercato i più deboli, quelli che erano più feriti per diventare i suoi Apostoli. Gesù cerca le persone che sono più ferite, coloro che sono i più piccoli, coloro che non valgono niente. Fra i Discepoli di Gesù c’erano due fratelli soprannominati figli del tuono, perché il loro carattere era così impulsivo e irascibile che bastava irritarli un po’ che subito erano pronti ad invocare che scendesse il fuoco dal cielo per bruciare vivi tutto un villaggio di samaritani.
Riassumendo: tutti abbiamo la capacità di tendere una mano verso qualcun altro, se siamo dei feriti che abbiamo permesso a Gesù di toccarci, proprio perché eravamo feriti; ed abbiamo permesso che le nostre ferite divengano il modo attraverso cui Gesù tocca qualcun altro, per mezzo della nostra compassione. Se riusciremo ad accettare di diventare persone ferite che guariscono gli altri, noi avremo la capacità di stendere la mano verso i nostri fratelli e Gesù opererà le guarigioni.
Cosa dobbiamo fare per diventare gli inviati di Gesù? Quale tecnica dobbiamo usare? Si dice che tre uomini che Gesù aveva guarito dalla cecità, si incontrarono alla piscina di Siloe per scrivere un libro su come bisognava fare per pregare per la guarigione dalla cecità. Il primo disse: amici, vi ho radunato qui a Siloe perché qui Gesù mi guarì dalla cecità; Egli mi mostrò come bisogna fare per pregare, quando si prega sui ciechi. Si deve fare così: dobbiamo fare un po’ di fango con la saliva, spalmare gli occhi del cieco con il fango e poi lavarli con quest’acqua. Il secondo lo interruppe: no, non è così che si fa, questo non è il modo giusto, tu eri cieco e quindi non sapevi cosa faceva Gesù. Gesù usava saliva, non fango, poi ti imponeva le mani e diceva: vedi niente? Tu vedevi gli uomini come alberi che camminavano. Egli pregava nuovamente ed allora la guarigione era completa. Ma Bartimeo si alzò in piedi a sua volta e disse: no, Gesù non aveva bisogno né di fango né di saliva, né di imposizione delle mani; io dissi soltanto: Rabbi, che io riabbia la vista. Egli mi rispose: Va, la tua fede ti ha guarito: quindi tutto quello che occorre è la fede. Ma il primo che aveva parlato controbatté: no, caro Bartimeo, a Siloe io neanche avevo chiesto di essere guarito e non avevo fede; infatti nemmeno conoscevo chi mi guariva. E così continuarono a discutere e non scrissero mai più il loro libro perché si preoccupavano di scrivere il metodo giusto per guarire anziché cercare Colui che guarisce.
Esistono infatti tanti modi di guarire quanti sono i modi di ricevere e di dare l’amore di Colui che guarisce. Leggendo Gv9, Mc8, 22-25, Mc10,46-52 si capirà che non c’è una tecnica o una preghiera speciale per guarire.
Quando si prega per la guarigione, molti si pongono le stesse domande che i tre ciechi guariti si ponevano alla piscina di Siloe:
Da dove si comincia per essere guariti?
Come si continua la guarigione che è già iniziata?
Come bisogna fare per pregare sugli altri?
Scegliamo oggi il modo più semplice di pregare, riassunto negli esercizi di preghiera che faremo fra poco.
Il metodo che tutti possono fare e per cui non occorrono più di cinque o dieci minuti è quello di ripetere una parola, guardare una immagine o pregare con un gesto. Malgrado il tempo brevissimo, ognuno può sperimentare l’amore di Gesù e così arrivare a sperimentare la guarigione più profonda di cui parleremo.
Vi faccio un esempio di come Gesù usa le situazioni più imprevedibili: mi trovavo a Malta e una suora fu introdotta nella stanza in cui stavamo pregando. Un sacerdote me la presentò dicendo: questa suora pensa di avere qualche oppressione dal maligno. Io andai a pregare su di lei ma secondo me non vi era nessuna oppressione maligna; per farle coraggio le diedi una pacca sulla spalla dicendo: sorella non hai niente…Il giorno dopo, questa suora mi venne a cercare, mi si buttò in ginocchio, mi baciava le mani. Era successo che lei aveva un dolore alla schiena da cinque anni e disse: tu mi hai toccato proprio in quel punto e il Signore mi ha guarita! Io neppure sapevo che e dove avesse male! Il Signore ha usato quel tocco, quel gesto, eppure io non sono assolutamente un guaritore.
Oggi quindi vedremo come, malgrado il tempo brevissimo, ognuno può sperimentare l’amore di Gesù e così arrivare a sperimentare la guarigione più profonda di cui parleremo prossimamente. Oggi scopriremo come può essere semplice, vario e profondo il modo di pregare per la guarigione dalle ferite della vita.
La domanda iniziale: come devo pregare per guarire, diventa quindi questa risposta: io posso pregare per la guarigione in tanti modi quanti sono i modi in cui posso dare e ricevere l’amore di Dio.
Molte volte, dice Padre Matt Linn, non abbiamo pregato noi sulle presone ma abbiamo fatto in modo che persone senza nessuna esperienza di preghiera di guarigione, abbiano pregato le une sulle altre, ed il Signore ha compiuto meraviglie.
Per quanto ogni persona capace di amare può anche pregare per la guarigione, ci sono tre persone che meglio di tutte le altre possono fare la preghiera di guarigione. Per esempio, se una persona soffre di dolori alla schiena, chiederemo a tre persone specifiche di pregare su di lei. Quali sono queste persone? Il suo migliore amico, qualcuno che sia stato guarito dal mal di schiena e una persona a cui fa male la schiena. Queste tre persone spesso riescono a fare una preghiera più profonda perché hanno un amore più profondo, che rende quindi più presente Dio che è Amore.
Essi non devono convincere Dio ad amare, come se Lui si dimenticasse per distrazione di quella persona: noi dobbiamo semplicemente offrire a Dio un canale dove versare dentro tutto il suo amore.
Un amico è uno dei canali più profondi che Dio può trovare. Oltre l’amico, Dio può usare facilmente l’amore compassionevole di colui che soffre dello stesso dolore della persona su cui si prega e che quindi prega con compassione su un altro che soffre del suo stesso dolore.
Infine il terzo, colui che è stato guarito dal male alla schiena, non solo costui prega con compassione, ma prega anche con l’aspettativa che quello che è accaduto a lui, può ora accadere al fratello su cui si prega. Lui lo sa che il Signore ascolta quindi prega con una fede che si aspetta di essere esaudita.
Padre Linn porta l’esempio di Judy che faceva la cameriera, e che si era fatta male alla schiena nel cercare di prendere un vassoio pieno di piatti. Per quanto all’inizio della preghiera Judy fosse piena di dolori e impossibilitata a reggersi in piedi, dopo appena dieci minuti di preghiera il dolore alla schiena era totalmente scomparso. Nello stesso momento, un uomo sofferente col male alla schiena e che aveva pregato anche lui su Judy, fu guarito al novanta per cento di un’ernia del disco che per anni lo aveva imprigionato in una gabbia di dolore costante. Judy stava così bene dopo aver ricevuto la preghiera che dopo aver fatto alcuni giorni di servizio ai tavoli senza risentire di alcun dolore, si arrischiò di nuovo ad alzare un vassoi pieno di piatti ed il suo dorso fu trafitto da dolori lancinanti. Il medico le ordinò il letto e miorilassanti per due settimane. Poco dopo aver cominciato il suo riposo, Joan la chiamò al telefono: ho saputo che sei stata guarita dal mal di schiena, il mio mi tormenta da circa vent’anni, ti spiace se vengo da te per avere una preghiera di guarigione? Non sapendo che lei aveva già finito l’effetto della preghiera.
Judy sapeva che se un uomo con un dolore alla schiena era stato usato per guarire il suo stesso dolore, forse la sua preghiera sofferente poteva aiutare qualcun altro. E mentre Judy pregava, la schiena di Joan guariva e con grande sorpresa di Judy, anche la propria schiena guarì, nell’atto di servire e di pregare per qualcun altro. Ambedue sono rimaste totalmente guarite da allora. Ho chiesto a Judy, dice Padre Linn, come mai lei pensava che fossero necessarie due guarigioni per la sua schiena. Gli rispose che lei aveva sempre pensato di essere guarita per mezzo della preghiera, ma non aveva mai creduto che la sua preghiera potesse essere ascoltata da Dio e aiutare qualcun altro.
Quando dovette pregare la sua schiena le faceva così male da capire quanto fosse grande la sofferenza di Joan; la sua compassione per Joan fu più grande della sua paura di pregare. Dice oggi Judy: penso che il Signore volesse mostrarci che adesso voleva guarirmi, non solo quando chiedevo preghiere, ma anche mentre stendevo la mano per pregare sugli altri. Non solo Dio ha guarito la mia schiena, ma ha guarito anche il mio cuore, e i miei più profondi risentimenti dal quel giorno sono spariti, e questa è la cosa più importante. Continua Judy: così tanto stava succedendo per mezzo della preghiera quando pregavo sugli altri che ho lasciato il mio lavoro di cameriera per lavorare in una casa di cura, dove mi era possibile pregare su coloro che erano più scoraggiati e sofferenti. Mi è piaciuto così tanto il nuovo lavoro, che ora vado a scuola alla sera per diventare infermiera.
Anche per noi che seguiamo questo corso di preghiera, il processo di guarigione avverrà non solo mentre riceveremo l’amore di Colui che guarisce, ma anche mentre noi daremo qualcosa agli altri. Il metodo non è importante, Colui che guarisce è importante.
Prima di tutto tenete gli occhi chiusi in modo da non essere disturbati da niente, sedete in posizione eretta ed appoggiate bene i piedi sul pavimento. Le mani sul grembo con le palme rivolte in alto e che non si tocchino tra loro.
Adesso, con gli occhi chiusi, diventate coscienti delle mani rivolte verso l’alto, dell’aria che circola tra le dita e sulle palme. Percepite questa corrente di aria fresca.
Inspirate profondamente, come se l’aria dovesse entrare dalla punta dei vostri piedi e salire su, su, dentro di voi attraverso le gambe, l’addome e l’intero corpo. Ad occhi chiusi potete percepire come se l’aria venisse dalla punta dei piedi, e mentre inspirate dite in silenzio: Gesù Cristo è il Signore, mentre assorbite da Lui tutto ciò di cui avete bisogno. La sua pace, la sua gioia, la sua saggezza. Cercate ora di vederlo in piedi davanti a voi, oppure vederlo che guarda nei vostri occhi. Guardate il suo Corpo di Luce e sperimentate quella Luce che viene nel vostro corpo: voi inspirate la sua presenza, Gesù è lì di fronte a voi.
Controllate che non vi siano tensioni nel vostro corpo. Allentate la tensione rilasciando un dato muscolo e mentre inspirate dicendo Gesù Cristo è il Signore, quando espirate sorridete e mandate fuori qualsiasi cosa che possa essere dietro la vostra tensione. Poi con ogni espirazione, arrendetevi più profondamente possibile, finché avrete fame di Gesù.
Facciamo ora il canto in lingue.
Fratelli abbiamo fatto due minuti di esercizi di preghiera molto semplici.
Voglio ora approfondire con voi il significato della preghiera del respiro, infatti non è un esercizio di yoga, si avvicina di più alla preghiera del cuore. Si cerca infatti solamente di camminare per scoprire che Dio ci ama. Negli esercizi di yoga e di meditazione trascendentale, si cerca invece qualche altra cosa: si cerca di diventare Dio.
Non confondiamo quindi le cose, e continuiamo a camminare verso l’amore di Dio che vuole mostrare a ciascuno di noi la ricchezza del suo Amore.
Abbiamo imparato a pregare respirando, ed è questa una preghiera che possiamo fare in ogni momento, anche in mezzo alle difficoltà, alle paure, in autobus: basta buttare fuori espirando ciò che ci opprime ed inspirare in tutti i modi possibili Lui, l’Amico.
Questa, se voi ci pensate bene, è la preghiera stessa che faceva Gesù mentre stava morendo sulla Croce; non riusciva neanche più a parlare: poteva respirare e pregare. Gesù espirava mettendo tutto il suo essere nelle mani del Padre dicendo: Padre, nelle tue mani io rimetto il mio Spirito. Spirito, nella Scrittura è vento, soffio, respiro, in ebraico ruah, è tutto ciò che sta dentro una persona. Gesù quindi, alla lettera, espirava tutto il suo Io interiore nelle mani del Padre, e fu così che entrò nell’eternità.
Con questo spirito anche noi possiamo pregare questa stessa preghiera; non importa cosa ci stia minacciando, se la morte o qualche altra sofferenza, noi possiamo sempre invitare Gesù ad entrare dentro la nostra situazione dolorosa e a ristorarci. E’ Lui infatti che ha detto: venite a Me voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed Io vi ristorerò.
Ma che cosa si fa quando la preghiera non viene esaudita? Per quanto tutti parlino delle loro preghiere immediatamente esaudite, tutti sanno che la maggior parte delle preghiere di guarigione non vengono esaudite immediatamente e totalmente, ma sono soltanto il primo passo di un processo di guarigione più o meno lungo. Noi abbiamo nel Rinnovamento, la pessima abitudine di pregare su una persona e poi dirle: il Signore ti ha guarito, vai in pace! Quello esce, stava male e continua a stare male e si chiede: ma che hanno fatto? Allora la gente comincia a dire: io non ho il carisma della guarigione…tutte idee distorte!
Ogni preghiera, se fatta veramente nel nome di Gesù, il Padre la ascolta, ma non è detto che la ascolti come vogliamo noi: forse per quel caso ce ne vogliono cento di preghiere, ma siccome noi ne facciamo una e poi non succede niente, subito lasciamo perdere e ce ne andiamo. Nel filmato fatto dai due fratelli Linn sulla guarigione, delle otto persone che vengono mostrate guarite in seguito alla preghiera di guarigione, soltanto due hanno avuto una guarigione immediata e totale, mentre le altre sei hanno sperimentato un processo di guarigione che andava da alcune ore a due anni.
Cercheremo di illustrare questo processo con alcune testimonianze, ma prima di raccontarle è bene farsi alcune domande: come faccio a saper che quando io prego non sono io che sto facendo un soliloquio, ma è Dio che parla con me?
Come faccio a sapere che è Dio che mi risponde o invece sono io che faccio tutto?
Io credo che Dio vuole parlare con noi ogni giorno e che ci sono dei modi molto semplici per verificare se si tratta di Dio o siamo noi stessi. Talvolta noi crediamo che la preghiera deve diventare così specializzata che se non facciamo in un determinato modo, allora Dio non può parlarci. Ma non c’è una laurea per questa preghiera. Il modo di pensare che per pregare sia necessaria la professionalità è sbagliato perché la verità è che Dio vuol parlare a ciascuno di noi in ogni momento della nostra vita.
Qual’è quindi il modo più facile per permettere a Dio di parlare con noi?
Per capirlo vi racconterò la storia di Chuck coma la racconta Padre Matt Linn.
Chuck tentò la preghiera del "biglietto" (che vedremo anche noi più avanti). Per questo esercizio non sono necessarie le immagini, non ci vuole un allenamento particolare, è un esercizio che possiamo fare tutti. Tutto ciò che bisogna fare è di scrivere ciò che si sente, praticamente il diario: Dio, oggi mi sento proprio stanco, dovresti conoscere mia moglie, se Tu dovessi vivere con lei, penso che ti stancheresti anche Tu…Così dovete scrivere a Dio. Bisogna soltanto scrivere ciò che c’è nel nostro cuore in cinque minuti di tempo; poi bisogna ascoltare ciò che Lui vuole risponderci.
Chuck quindi scrisse un biglietto a Gesù in cui descriveva quattro aree di lotta nella sua vita, e che egli voleva che cambiassero nella sua famiglia e nel suo lavoro. Il cambiamento in noi durante la preghiera, non avviene al fatto che gli diciamo ciò che sentiamo, questo già Lui lo sa. Questo aiuta ed è necessario, ma la chiave della preghiera è di ascoltare ciò che risponde Lui.
Chuck non sentiva però nessuna risposta, e se ciò succederà a qualcuno di voi, non dovete subito spaventarvi, perché a volte succede che non si sente niente. Padre Matt Linn pregò su di lui, impose le mani e chiese una Parola a Dio; ma dalla Scrittura non venne nessuna risposta. Allora prese una immaginetta di Gesù e gliela mise tra le mani. Chuck fece una prova, guardò Gesù nell’immaginetta, lo pregò, lo ascoltò e poi scrisse ciò che gli sembrava Gesù gli avesse risposto. Chuck aveva scritto così: Chuck, Io conosco le ferite che sono in te, gli uomini hanno ferito anche Me, fidati di me, abbi fede ed Io ti aiuterò. Queste parole commossero talmente Chuck, che si mise a piangere lungamente. Egli era l’unico che piangeva così forte, dice Padre Matt Linn che lo lasciammo piangere per mezz’ora. Chuck era stato commosso perché diceva: io credevo che Gesù potesse parlare a mia moglie, a tante altre persone, ma non a me. La preghiera del biglietto è molto semplice e si applica anche nel fare il diario: si scrive ciò che si sente e poi si ascolta la risposta di Dio.
Chuck non aveva udito una voce né avuto una visione ma il suo cuore era stato sopraffatto dall’amore personale di Dio per lui.
Chuck aveva veramente sentito Dio oppure la sua immaginazione aveva semplicemente proiettato ciò che lui stesso voleva sentire ? (uno psicologo darebbe subito questa seconda risposta).
Il test per sapere se veramente abbiamo ascoltato la voce di Dio è semplice: ciò che udiamo ci apre di più per ricevere e dare amore da Dio, dagli altri e da noi stessi? Se è SI ha parlato Dio.
Per rispondere a questo dobbiamo sapere ciò che successe a Chuck. Con sua grande sorpresa si accorse che, per quanto non fosse cambiato nulla nelle quattro situazioni che aveva scritto a Gesù in preghiera, molto invece era cambiato dentro di lui. Chuck era un alcolizzato che per anni aveva combattuto contro il vizio senza riuscire; quando tornò a casa, non decise che non avrebbe più bevuto, andò a casa e si comportò come prima, ma fece subito una scoperta molto importante per lui: ogni volta che beveva, quella pace che aveva dentro da quando Dio gli aveva perlato, spariva. Quando non beveva, la pace di Dio era con lui. Alla fine divenne così stanco di combattere contro Dio che si fece aiutare, ed oggi è guarito.
Ecco come la sua preghiera fu ascoltata. La pace che il Signore aveva posto in lui rimaneva o spariva, quando operava bene o quando faceva qualcosa di sbagliato, e questa pace divenne come un processo di discernimento per tutta la sua vita, con cui Dio lo guidava e lo aiutò a guarire.
Questa è la profondità che si può raggiungere in una preghiera di cinque minuti, quando semplicemente scriviamo a Dio ciò che sentiamo e poi per un minuto o due lasciamo che il Signore ci risponda.
Quattro mesi dopo che Gesù gli aveva parlato, Chuck era felice perché, benché né il lavoro né le situazioni familiari fossero cambiate, queste due cose non lo riempivano più di stress. Ciò era avvenuto perché condividendo il suo dolore con Gesù, Chuck non si sentiva più solo; adesso riusciva a sentirsi più vicino ai suoi colleghi e alla sua famiglia, anche se essi non erano cambiati.
Una coppia vide un tale cambiamento dall’amore che emanava dalle reazioni di Chuck verso la propria figlia che gli chiesero: in caso della loro morte, di diventare il tutore dei loro figli. Essi sentivano che se fossero morti, Chuck sarebbe stato il padre più pieno d’amore che i loro bambini avrebbero mai potuto avere.
Oltre che amare più gli altri Chuck poteva amare di più se stesso; per questo aveva potuto eliminare l’alcolismo. Anzi, lui disse che questa era l’unica parte della sua preghiera che era stata esaudita, ma per quanto il tutto fosse una strada ancora lunga da percorrere, Chuck era felice perché Dio gli aveva parlato; le parole che udì lo aiutarono a crescere nel ricevere e dare amore verso Dio, verso gli altri e verso se stesso.
L’efficacia della preghiera non si misura da come cambiano gli altri, ma da come la persona che prega cresce anche se gli altri non cambiano per niente.
Qui dovete guardare dentro di voi: quanto di magico sta nella vostra testa quando voi pensate che se non siete voi, qualcun altro: Tarcisio, Don Dino, Padre Faricy o Tardiff, verrà, farà la preghiera magica e tutto cambierà. Ma non è così; Santa Monica ha pregato per la conversione di Sant’Agostino, diciannove anni, dopo è uscito un dottore della Chiesa! Quando le mamme vengono a dirmi: ma il mio figlio si droga, è lontano da Dio…Prega! magari non diciannove anni. Noi vogliamo pregare nove minuti e poi diciamo al Signore: ho pregato tanto…
Spesso la risposta alla preghiera, anziché una diminuzione della battaglia, la fa diventare più intensa. Ma adesso questa battaglia viene combattuta con la potenza di dare e ricevere più amore, pur essendo in mezzo alla battaglia.
Come Chuck, anche Gail, una ragazza, scoprì che la risposta era giunta dopo un certo periodo di tempo. In mezzo a battaglie e dubbi Gail era stata oggetto della più semplice preghiera possibile: in silenzio totale, tre persone imposero le mani su di lei per cinque minuti mentre cercavano di amarla come la amava Gesù. Gail non aveva parlato con loro perché non sopportava di parlare del suo ricordo più doloroso.
In questo caso la parte più evidente della preghiera era il tocco su di lei di coloro che pregavano.
Si è scritto molto sugli effetti del contatto fisico. Fra tutti gli studi fatti ce n’è uno che è stato considerato fondamentale: nel 1910 fu osservato in un ospedale americano che tutti gli orfani di guerra morivano; ce ne erano 200 e tutti morirono. Poi osservarono che in Germania la sopravvivenza dei bambini orfani era esattamente la stessa di quelli che avevano i genitori. Vollero scoprire quale fosse la differenza e una squadra di esperti partì per la Germania e andò all’ospedale di Dusseldorf. Qui scoprirono che i medici usavano lo stesso trattamento e le stesse medicine usate negli stati Uniti, e non riuscivano a capire perché i bambini morissero dall’altra parte dell’Atlantico e non da questa parte.
La risposta era molto semplice: mentre uscivano dal reparto videro una signora anziana e chiesero chi fosse. I dottori che li accompagnavano risposero: è Anna, una vecchia signore schizofrenica, ogni volta che un bambino piange la chiamiamo, Anna se lo prende in braccio, lo culla e lo stringe a sé. La differenza era questa: in Germania i bambini erano tenuti in braccio ed in America no. Tutti gli ospedali tedeschi avevano queste persone che avevano il solo compito di tenere in braccio i bambini. Quando cominciarono a farlo negli ospedali americani, la mortalità si abbassò ai livelli normali.
Il contatto fisico non è soltanto cruciale per i bambini, ma per tutti. Quando si studiò come fare uscire i pazienti dal coma, si provò prima con la musica, ma i risultati non erano buoni. Quando invece, permisero alle persone che li amavano di abbracciarli e di accarezzarli, questi tornavano alla vita.
Il gesto del contatto c’è anche nei Sacramenti della Chiesa: basta pensare alla Unzione degli infermi e alla imposizione delle mani nel Sacramento della Riconciliazione.
Anche nella pratica della preghiera gli uni sugli altri si vede come il contatto fisico sia uno dei più potenti mezzi di preghiera. Anche senza chiedere niente, un fratello ti si avvicina e ti tocca imponendoti le mani proprio come faceva Gesù: basta farlo cercando di essere la mano di Gesù. Così, se imponete le mani fatelo proprio come lo farebbe Gesù, senza pensare a quanti carismi avete.
Gail si ricordava di quando aveva diciannove anni e non riusciva ad andare d’accordo con suo padre; la relazione era diventata così tesa che Gail aveva progettato di scappare di casa e lo fece. Ma in quello stesso giorno suo padre ebbe un attacco di cuore e morì. Gail rimase convinta di avere letteralmente fermato il cuore di suo padre: immaginatevi i sensi di colpa. Da quel momento non sopportò più se stessa e non riusciva a stabilire alcuna relazione con un uomo. Mentre i tre fratelli pregavano silenziosamente su di lei, Gail condivise con Gesù ciò che aveva nel cuore, e gli chiese di dire a suo padre i suoi pensieri. Gli disse: Gesù, ti chiedo di portare a mio padre quello che ti dico: capisco perché era come era, adesso voglio sapere che lui è con me e che mi ama. Desidero soprattutto che lui sappia che io lo amo e, Gesù, io non gliel’ho mai detto perché lui è morto quando glielo volevo dire. Mentre Gail condivideva quello che aveva nel cuore con Gesù, per la prima volta capì quanto suo padre la amava e quanto lei stessa amava lui. Allora cominciò a piangere ed anni di colpa ed odio di sé si dissolsero.
Tuttavia circa un’ora dopo questa esperienza, Gail cominciò a dubitare della esperienza stessa, pensò che si era autosuggestionata nel sentire l’amore del padre e che quindi si era inventata tutto. Quando raccontò i suoi dubbi ad un sacerdote del Rinnovamento, questi le disse: Gail, tu stavi pregando dal profondo del tuo cuore e le tue lacrime derivano quindi dalla tua guarigione. Il Signore non permetterà che tu possa buttare via la tua guarigione: nei prossimi tre mesi Egli ti manderà dei segni per dimostrarti che tu sei guarita. Tre mesi più tardi un amico la chiamò al telefono e le disse: Gail, ho avuto un sogno che ti riguardava ma che non riesco a comprendere. Le descrisse in dettaglio un uomo che stava su un balcone con Dio Padre, ambedue guardavano verso Gail e Dio le diceva: quest’uomo sa che tu lo ami e lo perdoni, ed egli ti ama e ti perdona, ma Io ti amo ancora di più: vieni e seguimi. Queste parole erano state le stese parole che Gail aveva udito tre mesi prima durante la preghiera di guarigione, ma di cui aveva cominciato in seguito a dubitare. Per quanto l’amico al telefono non conoscesse né il padre di Gail né la sua infanzia, nel raccontarle il sogno descrisse ambedue le cose in dettaglio. Descrisse i vestiti che suo padre indossava il giorno della morte e perfino la camicia a quadri che penzolava fuori dai calzoni. Gail pianse di nuovo perché questo era il segno che il Sacerdote gli aveva predetto tre mesi prima. L’unica parte nuova era: Io ti amo ancora di più, vieni e seguimi.
Per la prima vota nella sua vita, Gail sentì una relazione stretta con Dio Padre il Quale guarì tutte le ferite che aveva avuto dal padre naturale. Da quel momento la vita di Gail cambiò drammaticamente: per quanto questa fosse stata la sua prima esperienza di preghiera di guarigione, fu così positiva che si unì ad un gruppo di preghiera per continuare ad riposarsi all’amore di Dio.
Dice Gail: prima non potevo avvicinarmi alla gente, quando mi abbracciavano mi sentivo fredda e volevo scappare, adesso voglio abbracciare tutti perché sento calore e gentilezza. Sono più aperta e fiduciosa specialmente verso gli uomini: mi sono sposata. Tutto questo cominciò quando perdonai mio padre e permisi a lui di perdonarmi.
La confidenza in se stessa è aumentata a tal punto che ha accettato una sfida molto dura: insegnare lettere agli studenti di scuola media. E’ ora anche disponibile ad aiutare altre donne che sono incapaci di stabilire relazioni interpersonali con uomini. Gail sa adesso cosa Dio ha fatto con lei e sa che lo può fare anche con gli altri.
Talvolta, come nel caso di Chuck e Gail, la nostra preghiera non sembra immediatamente ascoltata: può essere perché gli altri non cambiano come nel caso di Chuck oppure perché noi dubitiamo di ciò che il Signore ha fatto in noi come nel caso di Gail.
Alcune delle persone per cui Gesù pregò rifiutarono il suo amore e lo crocifissero.
Anche Gesù come Gail fu attaccato dal dubbio che il Padre fosse ancora con Lui nell’ora più oscura.
La preghiera non è una scorciatoia verso la risposta immediata, ma vuol dire lasciare che Gesù ci conduca dove Lui ha camminato. Se noi, come Chuk e Gail, persisteremo nel camminare con Gesù, troveremo ciò che essi hanno trovato: un Padre che ci ama anche quando gli altri non riescono o quando noi non ci amiamo.
Noi abbiamo un Padre che ci ama così tanto da parlare ad ognuno per mezzo di Gesù; perfino a quelli come Chuck, che non credono che Dio possa parlare con loro. Egli insegna perfino per mezzo dei sogni, a coloro che, come Gail, hanno udito ma non riescono a credere. Quando pensiamo che il Padre non sta facendo niente per noi…Egli sta già facendo infinitamente di più di qualsiasi cosa noi possiamo credere o immaginare. Il Padre dice a ciascuno di noi ciò che ha detto a Chuck: fidati di me ed io ti aiuterò.
Mettiamoci in preghiera e concentriamoci per chiedere al Signore: "come vuoi toccarmi adesso, Signore? Forse per guarire una relazione nella mia famiglia? Forse per guarire una radice di peccato? Forse una guarigione fisica?". Entrate in contatto con quella cosa che vi trattiene di più dal dare e ricevere amore. Forse potete essere guariti nell’area di non riuscire a pregare.
Ecco, voi rimanete soltanto in confidenza e in fiducia che Dio vi ascolta e vuole rispondere: fate perciò un momento di silenzio e chiedete: "in che modo Signore mi vuoi toccare adesso?". Condividete in modo generico con il vostro compagno di coppia nel percorso, l’area dove chiedete di essere guariti: es. chiedo che sia guarita una relazione, una radice di peccato, una guarigione fisica…condividete in che modo chiedete a Dio che vi tocchi adesso.
Ora quelli che, nella coppia sono a destra, devono immaginare di essere Gesù che mette la sua mano nella mano dell’altro. Prendete la mano del compagno di coppia, e mettetevi in contatto con l’amore di Gesù. Fate in modo ora che l’amore di Gesù fluisca dentro il vostro cuore, passi dal cuore alla vostra mano e attraverso la vostra mano, nel vostro. fratello o nella sorella di coppia. Fate la preghiera del respiro: espirate l’amore di Gesù voltandovi verso il fratello. Ogni volta che fate uscire aria, questa è Gesù che voi volete che raggiunga il fratello. Non dovete fare altro, non dovete pensare a niente. Quelli invece che stanno alla sinistra e che ricevono la preghiera, facciano qualche respiro profondo come nella preghiera del respiro, e lasciate che l’amore di Gesù salga dentro di voi attraverso le vostre gambe, l’addome, su fino al torace, alla testa…ricevete in voi l’amore di Gesù.
Poi verranno invertite le parti: chi prima aveva pregato sul fratello, ora ne riceverà a sua volta la preghiera.
Segue poi un canto e il canto in lingue.
Abbiamo finito per questa sera; vorrei che se qualcuno ha sentito la pace e l’amore di Gesù come inizio della vostra guarigione, non lo dimentichi e stasera, andando a letto dica a Lui grazie.
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